Editoriale ottobre 2016
Rivista numero 147 – Ottobre 2016
Quante volte mi sono sentito chiedere: “Ma che ti spinge a faticare tanto, per vedere solo sassi e montagne?” L’apporto della marcia è vivificante. È un equilibrio acquisito dalla prima infanzia che purtroppo viene perso ora che tutti “corrono” in diverso modo. La fretta nuoce alla ponderatezza. Durante la marcia in montagna è godibile la pienezza delle sensazioni, mentre si avverte la vitalità dei sensi: Del tatto, nell’accarezzare il terreno, nello sfiorare le fronde degli alberi e l’erba selvaggia, il calore delle rocce, e nel sentire il freddo della notte. Della vista, con lo sguardo che spazia sul vasto panorama alpino e il cui gioco dei colori inebria. Dell’olfatto, inalando l’aria pura che domina sulle cime e veicola delicati profumi. Del gusto, assaporando l’acqua sorgiva e tonificante, la quale peraltro permette la crescita di fiori, piante e frutti d’ogni genere. Dell’udito, all’ascolto estasiato delle voci che animano la montagna. In montagna l’uso intenso dei cinque sensi risveglia e alimenta quell’indefinibile sesto senso. Scarpinare significa in realtà affrontare la vita stessa in modo diverso Si tratta di un percorso interiore che, insieme alla fatica, aiuta a maturare per affrontare meglio le sfide della vita. La dimensione spirituale raggiunta una volta arrivati alla meta, è inimmaginabile. Vincere una montagna vuol dire raggiungere una meta, colmare un bisogno spirituale. Apriamo il cuore alla montagna e riscopriremo noi stessi. Scarpinare in montagna scoprendone le sue innumerevoli meraviglie può essere una strategia per vivere serenamente. Questa rivista ha come scopo di aiutare tutti coloro che amano la montagna a scarpinare con il cuore e non solo con i piedi.
Buona lettura