Valle Scaradra Storia antica di un valico
Rivista numero 126 – novembre 2014
Valle Scaradra
Storia antica di un valico
Di Ely Riva
La Val Scaradra si sviluppa in diagonale da sud-est verso nord-ovest dove scorre il Ri di Scaradra che ha la sua sorgente principale nel Vadrecc di Sorda sui fianchi del Piz Cassinello (3’103 m) e della Cima di Aquila (3’128 m). È circondata da due file di montagne altissime e ripide (per i parametri ticinesi), come due file di giganti che le fanno da guardia. Partendo dalla sinistra orografica troviamo la Cima 2’428 m, il Torrone di Nav (2’832 m), la Punta di Val Scaradra (2’823 m), la Cima 2’833 m, la Cima 2’880 m, il Pizzo Sorda (2’885 m), il Valico 2’828 m, il Laghetto del Cassimoi (2’982 m) che è il più alto del Ticino e il Pizzo Cassimoi (3’129 m), il punto più elevato della valle dove inizia il confine con i Grigioni. La cresta della valle gira verso nord con il valico a quota 3083 m. Una dorsale della catena si stacca ed entra in territorio completamente ticinese formando la Cima di Aquila (3’128 m) quella che una volta era il Piz Sorda. Il giro delle montagne della valle continua con la Sella del Cassinello (3’000 m), il Pizzo Cassinello (3103 m) con sotto la parete ovest il Vadrecc di Sorda, la bella discesa al Passo Soreda (2’759 m), la frastagliata Cima 2’817 m sopra il passo, la Cima 2’915 m, la Cima 3’015 m, il Plattenberg (3’041 m), i Vernokhörner (3’043 m, 2975 m e 2920 m) per arrivare al Torrone di Garzora (3’017 m) da dove si scende al Torno (2’556 m) e a Garzott. Un anfiteatro di montagne straordinarie, con dei veri capolavori della natura come la Punta di Val Scaradra, le placche del Cassinello, il Passo Soreda… una cavalcata attorno ai tremila ticinesi!
Confusione di nomi
Innanzitutto c’è un problema di nomi. Il Plattenberg significa montagna delle placche. E nella prima carta topografica del 1864 tutto si chiamava Plattenberg, dall’odierno Cassinello (il cui nome è apparso solo nelle carte del 1872) al Garenstock!
In quella antica carta topografica il percorso finale del “Passo di Sorreda” si svolgeva a zig zag su di un piccolo ghiacciaio. Probabilmente l’Ufficio Federale di Topografia quando ha elaborato le nuove carte ha invertito i nomi. Il Plattemberg era il nome che doveva essere del Cassinello di oggi. Infatti la salita dal Passo Soreda (2’759 m) al Cassinello (3’103 m) si svolge su grandiose placche debolmente inclinate, placche che è un piacere camminarci sopra!
Il Plattemberg invece non ha nulla di piatto, anzi è una piramide tutta scoscesa!
Un’altra incongruenza dell’Ufficio Federale di Topografia sono le due vette del Piz Cassimoi. Per i vallerani di una volta le due vette erano conosciute come Piz Sorda (oggi Cima di Aquila) e Piz Cassimoi quello che precipita sulla Bocchetta di Fornee. Nelle nuove carte topografiche il Pizzo Sorda si trova in faccia (a ovest) del Piz Cassinello!
Il Cassimoi e la Cima di Aquila
Per salire al Pizzo Cassimoi (3’129 m) si devono affrontare le morene verso sud est, abbondonate dal Vadrecc di Scaradra del quale rimangono pochi resti sotto sfasciumi. Nel 2012 a 2400 m di quota rimaneva un lungo nevaio, in parte ghiacciato, con una enorme bocca da urlo… un impressionante buco nero nel quale si poteva entrare. Dal nevaio si devono affrontare 600 metri di dislivello con pietre che si muovono! Arrivati al Lago di Cassimoi (2’982 m), il laghetto alpino più alto del Ticino, ci si rende subito conto che il piccolo ghiacciaio del Pizzo Cassimoi non esiste praticamente più, solo poco ghiaccio morto… Il bel lago verde mela che fino a pochi anni fa era alimentato dal ghiacciaio e dai nevai sta scomparendo, inghiottito nella massa di pietre. Salendo alla destra di quel che resta del laghetto più alto del Ticino in meno di mezz’ora si raggiunge l’ometto di cima del Pizzo Cassimoi, preceduto da una vasta pianura che potrebbe ospitare un bel campo di calcio. Verso est la vetta sprofonda a precipizio verso Fornee.
Dal Pizzo Cassimoi si gode un panorama su una trentina di 3’000 ticinesi: Scopi, Corvo, Cassinello, Plattenberg, Garzora, Terri… Dalle montagne dei Grigioni emerge quella magica cima che è il Zevreilahorn (2’898 m).
A poco più di 500 metri di distanza si trova un’altra vetta, nota agli appassionati di montagna come cima nord ovest del Pizzo Cassimoi (3’128 m). Anni fa un gruppo di bleniesi aveva battezzato questa seconda vetta «Cima di Aquila» perché in territorio del patriziato di Aquila. Al Rifugio di Scaradra avevo incontrato nel mese di settembre (2’012) uno dei responsabili, Alessio Regozzi, che mi ha raccontato che con il patriziato erano intenzionati a chiedere all’Ufficio Federale di Topografia di registrare la cima a 3’128 m come Cima di Aquila. Anche perché quella cima era totalmente in Ticino e più alta di ben 57 metri del Pizzo Campo Tencia (3’071 m) completamente in territorio ticinese.
Una storia di tanti secoli
Mille anni fa un periodo di molto caldo ha avuto un grande influsso su tutte le Alpi. Il caldo durò circa dall’800 al 1200 con le temperature più elevate riscontrate attorno al Mille! Questo favorì l’apertura di tanti passi di montagna con conseguenze economiche importanti! Grazie al caldo è iniziato uno spostamento di popoli, come hanno fatto i Walser che dalla Valle di Goms si sono spostati al sud…
Tra il 1200 e il 1500 i ghiacciai erano ridotti al minimo e favorirono il passaggio di genti e merci su colli e valichi molto elevati. Si facevano passare le mucche sul Col Collon (Evolène) a 3’130 m di quota, sul Col d’Hérens (Zermatt) (3’480 m), sul Col de Saint Théodule (3’380 m)…
Per quanto riguarda il Ticino i due valichi che ci interessano sono il Passo Soreda (2’759 m) e il la Bocchetta di Fornee (2’887 m). Prima della costruzione della diga del Sambuco la strada medievale si sviluppava sul fondo della Val Luzzone fino Al Sasso (1’482 m), all’imbocco della Valle Cavalasca. Ancora oggi quando il livello del lago si abbassa si vedono i resti delle cascine di una volta! Ad Al Sasso (1’482 m) una mulattiera saliva a Cavallo (Alpe Cavalasca) e un’altra conduceva a Garzotto (1’617 m) oggi in parte sommerso!
Il Passo Soreda e la Bocchetta di Fornee
La gente nel Medioevo viveva soprattutto grazie all’allevamento del bestiame, alla pastorizia e alla coltivazione dei campi. Il Passo Soreda era frequentato fin dal primo Medioevo anche perché – come scritto dallo storico Karl Meyer – era particolarmente gradito ai nobili di Torre come via di congiunzione col loro ramo residente a Lugnez! (Vals e Ilanz)
Uno studio di Rachele Pollini Widmer ci racconta una storia interessantissima che risale al XV secolo, la storia del Passo e dell’Alpe Soreda, un alpeggio con vasti e ricchi pascoli.
Nel Medio Evo l’aumento della popolazione aveva condotto alla ricerca di nuove terre da dissodare e da coltivare, e soprattutto di nuovi pascoli per il bestiame grosso.
Per gli alpigiani della Valle di Blenio erano molto ambiti quelli grigionesi. E tra la Val di Blenio e i Grigioni c’erano due valichi importanti: il Passo Soreda (2’759 m) e il valico della Bocchetta di Fornee (2’887 m).
Nel ricordo collettivo e da testimonianze scritte sappiamo che gli alpigiani per recarsi con le loro mucche all’Alpe Soreda/Lampertschalp (Alpe dei Lombardi), nei Grigioni, percorrevano la Val Luzzone, la Val Scaradra fino all’Alpe Scaradra di Sopra (2180 m) per poi salire lungo l’impervio e ripido pendio fino al Passo Soreda (2’759 m) costeggiando il “vedregium de Soreda” (Vadrecc di Sorda). Seguiva una lunga discesa fino all’Alpe Soreda, il Lampertschalp (1’991 m) di oggi.
Ma verso la metà del XV secolo è successo un fatto molto importante. Nel mese di giugno del 1451 la Vicinanza di Ponto Valentino, Castro e Marolta acquistò l’Alpe Soreda (Lampertschalp) per la somma di 400 ducati d’oro! Questo fatto diede inizio ad una lunga controversia con la Vicinanza di Olivone, Aquila e Dangio per il percorso che avrebbero dovuto seguire con le mucche… Gli alpigiani di Ponto Valentino, Castro e Marolta per raggiungere i loro pascoli nei Grigioni dovevano salire a Olivone (900 m), poi all’Alpe di Compietto (1’570 m), entrare in Val di Carassino fino all’Alpe di Cassimoi (1’829 m) per poi superare la Bocchetta di Fornee (2’887 m) prima di scendere nella Valle della Länta fino al loro Alpe di Soreda (1’991 m) (Ipotesi proposta da Giuseppe Chiesi). E dalle testimonianze del passato sappiamo che molti alpigiani preferivano passare dalla Bocchetta di Fornee anche se oggi il percorso è assai disagevole.
E nel Medio Evo c’erano i diritti di passo e ci volevano i permessi per percorrere certe vie, ci volevano i permessi per far transitare le bestie, permessi per pascolare…
Il divieto di transito posto agli alpigiani di Ponto Valentino, Castro e Marolta ha fatto scorrere molto inchiostro e vale la pena di leggere lo studio di Rachele Pollini Widmer.
Malgrado i numerosi documenti non sappiamo come è andata a finire tra i due Patriziati, ma lo possiamo desumere dal comportamento negli anni e nei secoli successivi. Infatti sono documentati i diritti d’erba e di sosta lungo la Val Scaradra e il Passo Soreda!
Per segnare i confini nel Medio Evo si prediligevano grossi massi dove venivano incise croci e lettere alfabetiche, e questi segni erano molto importanti in quanto lo sconfinamento in terre altrui era sempre fonte di liti e guai. Personalmente penso che oggi il percorso è assai impervio anche per le mucche, ma non una volta quando il sentiero era molto curato con tanti muri e curve che le mucche, molto più piccole e agili, potevano facilmente superare! Inoltre la parte alta era coperta da un nevaio dove era facile incidere con badili e zappe un percorso adatto alle mucche di allora. Senza dimenticare che qui come altrove in Ticino, per evitare che il bestiame scivolasse sui nevai, in certe occasioni veniva anche ferrato! Quella del Passo Soreda è una storia antica. Anche le date ancora presenti al giorno d’oggi lo attestano. In un sasso del rifugio dell’Alpe Scaradra di Sopra è inciso l’anno 1770 e nel masso in cima al Passo Soreda vi è inciso una bella croce con la data 1716 e diverse lettere! Questo era il confine tra le due valli!
Percorsi
Per entrare in Val Scaradra vale la pena seguire il sentiero antico che da Garzott (1’628 m) sale a Garzora (1882 m) per poi andare verso sud, alla mini baita sotto la quota 2’025 m, e continuare lungo un vasto pascolo pianeggiante, attraverso Fanee passando dalle quote 2’003 m e 2’238 sotto la quale si trova il Laghetto (Torno) a 2’186 m. Dal Laghetto segnali gialli conducono su tracce di sentiero verso sud ad attraversare il Ri del Torno e a scendere all’Alpe Scaradra di Sotto (1’797 m). Oppure dal Laghetto si può salire verso il Torno, passare dalla quota 2’383 metri e attraversare la Crestüscia dove si rintraccia il sentiero che conduce all’Alpe Scaradra di Sopra (2’173 m) che è stato trasformato nel 2001 in rifugio con 13 posti letto.
Oggi la via normale improntata dagli escursionisti ha inizio al “Larason” (1’633 m) dove si trova un vecchio larice secolare che potrebbe avere più di 500 anni di vita, e sale alla destra orografica del Ri di Scaradra!
Necroforo
All’Alpe Scaradra di Sopra (2’173 m) mi è capitato di vedere un toporagno morto che si muoveva! Lentamente, ma si muoveva. Con un bastoncino ho cercato di capire che cosa lo muoveva e appena l’ho toccato sono usciti due Necrofori (Necrophorus vispilloides) neri e arancioni. Due coleotteri che sono veri operatori ecologici! Trascorrono la loro vita in cerca di carcasse e cadaveri di piccoli animali come topi, talpe, uccelli… Se ci sono diversi individui combattono tra di loro finché ne resta una sola coppia! Maschio e femmina allora trascinano il cadavere in un luogo sicuro e lo interrano come riserva alimentare e come dispensa per i futuri figli. Le uova vengono deposte in una celletta scavata vicino al cadavere. Le larve nascono dopo cinque o sei giorni e si portano sulla scorta di cibo dove vengono nutrite dalla madre e a volte anche dal padre. Al termine si impupano all’interno della carogna!
C’erano tra le sue zampe quattro o cinque acari (1 mm) del genere Acarina.