I licheni, organismi pionieri
Rivista numero 85 – Febbraio 2011
I licheni, organismi pionieri
Di Danilo Pagnutti
Sulle vette delle montagne, dove il vento può soffiare a piú di 300 chilometri l’ora e la temperatura scendere molti gradi sotto lo zero, solo poche forme di vita sono in grado di sopravvivere. I licheni sono tra quelle. Esistono circa 16’000 specie di licheni, che crescono dal Sahara ai poli. Questi vegetali sono organismi pionieri, che colonizzano gli habitat piú inospitali. Sono frequenti alle alte quote, nella tundra artica, nei ghiacci polari e perfino i deserti. La loro straordinaria resistenza pare dovuta alla capacità di disidratarsi e d’interrompere l’attività fotosintetica quando le condizioni ambientali diventano avverse: se l’acqua scarseggia, il lichene entra in uno stato di quiescenza, che può mantenere per lunghi periodi. Può addirittura crescere dove non piove mai, sfruttando la scarsissima rugiada. A differenza di molte piante i licheni sono poco sensibili alla forte irradiazione ultravioletta solare tipica delle alte quote. Questi organismi crescono molto lentamente e, perciò, consumano poca energia. Inoltre sono eccezionalmente longevi: si calcola che alcune colonie abbiano oltre 2000 anni!
Il lichene è un’associazione simbiotica, composta dall’unione di un fungo con un’alga, mirata alla reciproca sopravvivenza: il fungo fornisce acqua, sali minerali e sostegno mentre l’alga produce gli zuccheri che servono da nutrimento. Sembra che i due organismi entrino in simbiosi solo quando le condizioni ambientali diventano cosí sfavorevoli da costringerli ad allearsi.
Origine del nome
Il temine lichene deriva del verbo greco léichein, che significa lambire o leccare. Nell’italiano antico il nome, attestato sin dal 1476, era dato alle alterazioni cutanee. In seguito fu esteso per analogia a quelle piante che apparivano come croste sul terreno.
Classificazione
I licheni sono classificati in tre tipi principali: crostosi, fruticosi e frondosi (detti anche fogliosi). Tutti e tre sono comuni nelle regioni montuose. I licheni crostosi e frondosi (ad esempio, la Parmelia perforata) sono generalmente formati da uno strato superiore di ife fungine fittamente intrecciate (strato corticale), uno strato intermedio di cellule algali mescolate ai filamenti del fungo (strato gonidico, dal nome delle cellule algali dette gonidi) ed uno strato inferiore di ife fungine che penetrano nel substrato al quale aderisce l’organismo (strato midollare). I licheni fruticosi, come la barba di bosco (Usnea barbata), sono formati invece da una zona centrale di filamenti fungini, una zona intermedia di cellule algali ed una zona esterna di ife compresse. Il colore dei licheni può essere bianco, nero o sfumato di grigio, giallo, arancione e bruno ed è dovuto alla presenza di pigmenti specifici. Anche le dimensioni del tallo possono essere molto diverse: da meno di 1 mm a piú di 3 m di ampiezza.
Riproduzione
Il metodo piú comune di riproduzione è di tipo vegetativo e consiste nella formazione di una piccola gemma o soredio, composta di un ciuffo di ife che circondano una o piú cellule algali. Il soredio si stacca dal tallo, si disperde nell’ambiente e in condizioni favorevoli si sviluppa direttamente in un nuovo lichene. Alcuni licheni sono stati prodotti artificialmente in laboratorio, unendo un’alga e un fungo precedentemente sviluppati in colture separate; di norma, l’instaurarsi della simbiosi è favorita dalla presenza di condizioni ambientali non ottimali (ad esempio una sensibile diminuzione dell’umidità).
Specie rappresentative e utilità dei licheni
La maggior parte dei licheni è diffusa nelle regioni alpine e artiche. In queste ultime alcune specie costituiscono un’importante fonte di nutrimento per i caribú e le renne, prima fra tutte la Cladonia rangiferina. Il lichene d’Islanda (Cetraria islandica), di tipo fruticoso e anch’esso originario delle regioni alpine e artiche, è stato usato come alimento anche dall’uomo. La Lecanora esculenta è una specie desertica che, non attaccandosi saldamente al substrato, può essere trasportata dal vento; secondo alcuni autori, sarebbe la manna descritta nella Bibbia. Di taluni licheni si sfruttano i pigmenti per la produzione di coloranti: dalla Roccella tinctoria si estrae l’archile, usato come colorante alimentare e per il tornasole, uno dei piú usati indicatori di acidità e basicità delle soluzioni chimiche.
I licheni, soprattutto nei primi stadi di vita, sono sensibili all’inquinamento dell’aria e in particolare ai fumi di scarico delle automobili. Per questa loro sensibilità ai metalli pesanti i licheni rappresentano un utile indicatore delle concentrazioni di sostanze tossiche nell’atmosfera.
Classificazione scientifica
Nei moderni sistemi di classificazione i licheni sono considerati un phylum e classificati in base alla componente fungina (detta micobionte); nella maggior parte dei casi questa è un ascomicete, ma in alcuni licheni tropicali è un basidiomicete. A seconda del tipo di micobionte si distinguono le classi degli ascolicheni e dei basidiolicheni. La componente algale (detta ficobionte) è in genere un’alga verde unicellulare come Trebouxia o Coccomyxa o, piú raramente, un cianobatterio come Nostoc o Scytonema.
Bibliografia
Lichene, Enciclopedia Encarta, 1993-2000.