I grotti di Cama
Rivista numero 42 – Marzo 2007
I grotti di Cama
Testo di Dante Peduzzi
Foto di Luca Bettosini
Il termine “grotto” (o crotto) deriva dal latino cripta -caverna, parte inferiore della chiesa, scavo nel terreno e rappresenta un esempio interessante di voce legata al mondo della cultura, che si è tramutata nei secoli in un termine legato alla vita e agli oggetti concreti.
Il nucleo dei grotti di Cama è sicuramente uno dei piú importanti di tutta la Svizzera Italiana per le sue caratteristiche di piccolo villaggio di 46 grotti completamente distaccati dalla zona abitativa del comune.
Il termine “grotto” (o crotto) deriva dal latino cripta -caverna, parte inferiore della chiesa, scavo nel terreno e rappresenta un esempio interessante di voce legata al mondo della cultura, che si è tramutata nei secoli in un termine legato alla vita e agli oggetti concreti.
In Mesolcina esistono oltre 100 grotti distribuiti nei diversi villaggi. Il nucleo dei grotti di Cama, che ne conta 46, è ormai riconosciuto come il piú importante nucleo dei Grigioni ed uno dei piú caratteristici della Svizzera.
Nel Grigioni italiano si conoscono i grotti di Brusio, della Bassa Bregaglia e della Mesolcina. Tuttavia, mentre quelli della Mesolcina e della Bregaglia si assomigliano per le loro caratteristiche geologiche simili, quelli di Brusio, pur chiamandosi con lo stesso termine, sono molto diversi.
Grotti come quelli mesolcinesi ne esistono solo nella Val Chiavenna e lungo le sponde occidentali del Lario, nel Canton Ticino, a Borgofranco di Ivrea ed in Boemia.
Un progetto promosso da parte italiana intende sottoporre all’attenzione dell’UNESCO questi grotti come elementi di particolare gestione del territorio a livello europeo.
Quando si pensa ai grotti, si pensa spesso alle vacanze e ai momenti allegri passati in compagnia degli amici, magari riscaldati da qualche bicchiere di vino nostrano. Ma questa è solo la funzione pubblica del grotto di oggi. Un tempo, invece, era piú importante la funzione utilitaria e privata del grotto, che serviva alle famiglie contadine come cella refrigerante. In Mesolcina sono conosciuti soprattutto i grotti pubblici sul versante destro della valle (San Vittore, Cama e Lostallo) e quelli sul versante sinistro (Roveredo e Leggia), mentre negli ultimi decenni sono andati praticamente dimenticati quelli di Verdabbio.
Fino ad oggi non esistono studi sui grotti mesolcinesi. Questo articolo presterà attenzione soprattutto ai grotti privati che si trovano nel territorio del comune di Cama, alla loro funzione nel passato e nel presente e alle loro caratteristiche tipologiche e funzionali.
Posizione
Il nucleo dei grotti di Cama è sicuramente uno dei piú importanti di tutta la Svizzera Italiana per le sue caratteristiche di piccolo villaggio di 46 grotti, completamente distaccati dalla zona abitativa del comune. Nel piano regolatore del comune di Cama ai grotti è riservata una zona specifica. Sul versante destro della Valle ad un’altitudine di 360-400 m i grotti sono disposti all’interno di una fascia lunga circa 500 metri, che corre trasversale al fondovalle. La zona è quasi completamente nascosta da un folto bosco.
Caratteristiche paesaggistiche della zona
Nelle giornate calde d’estate, appena entrati nella zona dei grotti, si può avvertire una frescura molto gradevole ed invitante. Dappertutto domina un colore verde, quello del fogliame dei castagni, ma soprattutto dovuto alla ricca presenza di muschio che ricopre i sassi e la parte del tronco degli alberi che non è rischiarata direttamente dal sole. Tutta la zona fa parte di un’imponente frana scoscesa dal pendio soprastante; dei grossi castagni sono cresciuti fra i blocchi contribuendo a stabilizzare il terreno in tutta l’area.
Gli accessi principali alla zona sono stati predisposti, già in passato, in modo che si potessero trasportare anche pesi considerevoli mediante carretti trainati generalmente dai buoi. La zona è bloccata al traffico motorizzato, fatta eccezione per i trasporti di materiale o per la merce necessaria per gli esercizi pubblici. Tutta l’area dei grotti è percorsa da una rete di passaggi pedonali e piccoli sentieri, che permettono di raggiungere senza difficoltà ogni singolo grotto.
Quasi tutti i grotti sono stati costruiti su terreno pubblico. Nella maggioranza dei casi la proprietà privata comprende unicamente la superficie del fabbricato. Una piccola fontana pubblica porta l’acqua potabile in zona.
Per l’osservatore accurato anche la fauna e la flora sono qui degne di nota e meriterebbero sicuramente un attimo di attenzione nel corso di una visita. In particolare nelle giornate piovose si possono facilmente scorgere dei magnifici esemplari di salamandra nera e gialla, rospi e rane.
Il grotto come fenomeno geologico.
I massi che sono franati a valle hanno lasciato aperti degli spazi tra loro, cosicché si sono create numerose fessure che entrano in profondità nel sottosuolo. L’acqua sotterranea che scorre lungo il versante della montagna, raggiunta la falda freatica del fondovalle, produce una corrente d’aria di ritorno, aria che cerca uno sfogo. Questa trova finalmente un luogo d’uscita in superficie negli spazi tra un masso e l’altro dando origine a degli spifferi chiamati sfiatatoi, in dialetto “fiadirée”. Trattandosi d’aria proveniente dal sottosuolo e per di piú a contatto con le correnti d’acqua sotterranee, la temperatura rimane sempre costante ( tra i 3°C e i 12°C ). La differenza di temperatura tra l’aria del sottosuolo e quella di superficie è particolarmente impressionante in estate quando le bottiglie provenienti dalla cantina e poste sul tavolo esterno si coprono immediatamente di piccolissime goccioline. A tutt’oggi manca un rilievo scientifico e completo sulle temperature, sull’umidità relativa all’interno ed all’esterno dei grotti con le relative conseguenze biologiche sull’intera zona.
Prima di costruire un grotto
Diversi informatori mi hanno confermato piú volte la tecnica seguita in passato per l’identificazione del sito adatto alla costruzione di un grotto. Dapprima si cercava un “fiadirée”, il luogo appunto dove l’aria fredda sbucava in superficie. Un buon “fiadirée” era tale soltanto se piegava la fiamma di una candela tenuta all’imbocco dello spiffero, senza tuttavia spegnerla. Trovato il luogo adatto, si richiedeva al comune il permesso per costruire attorno allo spiffero quello spazio che sarebbe dovuto diventare il cuore di un grotto. La bontà di un grotto, infatti, non era determinata dalle tecniche di costruzione piú o meno elaborate, ma dalle sue “caratteristiche refrigeranti”. Ottenuto il permesso dal comune, ognuno decideva che tipo di costruzione erigere. Dove non era possibile edificare una costruzione nelle vicinanze di un “fiadirée”, la cantina veniva scavata sotto un grande sasso che funzionava da tetto. In altri casi il getto d’aria era “preso” ed incanalato per qualche metro mediante un canale coperto fin dentro la parete del grotto, dove veniva poi liberato.
Materiali da costruzione
I materiali di base per la costruzione dei grotti sono la pietra, il legno e il ferro. Spesso le pareti sono sigillate in rasapietra o semplicemente “fugate” con malta di calce spenta, tecnica sostanziale per evitare perdite di frescura o immissioni di caldo dall’esterno. Il sasso serviva ovviamente per costruire le pareti, ma anche per la copertura del tetto, per gli stipiti delle porte e delle finestre, per le mensole, le soglie d’entrata, gli scalini, le panche e i tavoli esterni. Un accenno particolare lo merita l’impiego del legno. Anzitutto occorre fare una premessa: la condensazione prodotta dalla differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno del grotto obbligava a scegliere del legname particolarmente duro che potesse resistere nel tempo. Il larice era preferito per le travature portanti del tetto; rovere e castagno per porte, finestre, pavimenti ed eventuali mensole interne. Il legname usato nelle costruzioni veniva raramente lavorato. Nella maggioranza dei casi era solamente squadrato e non sempre lisciato, indizio questo che ci lascia intuire la funzione ed il carattere preminentemente utilitari di questi edifici.
Pure il ferro impiegato nella costruzione dei grotti merita un attimo di considerazione. In particolare andrebbero osservati con cura i robusti quanto caratteristici catenacci, che conferiscono alle porte un’impronta di solidità e di forza. Sulla parte interna delle porte i meccanismi di chiusura sono, in certi casi, delle piccole opere d’arte. In ferro sono pure i ganci posati con la gettata della volta, muniti di anello nella loro parte inferiore, in modo da poterci infilare una stanga alla quale erano poi appese le diverse provviste che si intendevano conservare al fresco.
Il cuore di ogni grotto: la cantina
Alcuni particolari costruttivi sono essenziali perché un grotto possa assolvere la funzione per la quale è stato costruito. La cantina deve avere almeno uno sfiatatoio. Almeno la parte a monte della cantina è sempre interrata, ma il piú delle volte tutta la cantina è interrata almeno per i 3/4 del suo volume. La cantina è accessibile da una sola porta situata sulla parete verso valle nel 91% dei casi. Ogni cantina deve essere provvista di almeno una feritoia di sfogo verso l’esterno che permette di regolare la corrente d’aria all’interno del locale. Nella maggioranza dei casi il pavimento della cantina è costituito da un piano di terra battuta nel quale affiorano le teste dei blocchi sottostanti, troppo grossi e quindi impossibili da levare.
Tipologie
Ritengo che nel nucleo dei grotti di Cama possano essere identificate le seguenti 5 tipologie costruttive:
Tipo Caratteristiche principali del tipo Numero di grotti
1. Cantine completamente interrate sotto un masso 6 (13.04%)
2. Cantine a costruzione semplice appoggiate ad un masso o costruite fra grossi massi 2 (4.34%)
3. Cantina semplice coperta in origine da tetto a 2 falde 14 (30.43%)
4. Cantine con locale soprastante 21 (45.6%)
5. Cantina con locale soprastante ristrutturato internamente ed esternamente 3 (6.52%)
Totale dei grotti nel nucleo di Cama 46 (100%)
Tipo 1: Cantine completamente interrate sotto un masso
I 6 grotti completamente interrati sono veramente impressionanti. Scendendo la scaletta o percorrendo un breve tratto nel sottosuolo si ha l’impressione di entrare nelle viscere della terra, specialmente in estate, quando si avverte sulla pelle il fresco della corrente sotterranea già prima di varcare la soglia della cantina. Il soffitto mostra la nuda roccia del blocco soprastante che funziona da tetto. Internamente le pareti a secco sono spesso “fugate” in malta di calcina allo scopo di ritenere la frescura. Si può immediatamente verificare la posizione dello sfiatatoio seguendo lo spiffero d’aria fredda. Alcune cantine ne hanno anche piú di uno. Verso l’esterno è necessario però che ci sia un’apertura commisurata all’afflusso di aria fresca. Basta una semplice feritoia che permetta di mantenere e regolare della corrente d’aria all’interno del grotto. Il pavimento naturale agevola lo scolo di eventuali infiltrazioni d’acqua dall’esterno, particolarmente in periodi di piogge persistenti. Questa tipologia di grotto rappresenta il modello piú elementare, nella costruzione, ma anche nelle dimensioni che variano da un minimo di 3 ad un massimo di 12 metri quadrati.
Tipo 2: Cantine a costruzione semplice appoggiate o costruite fra grossi massi
Sfruttando uno spiffero ai piedi di un sasso in due casi si è costruito sfruttando come parete naturale la parte di un masso, alla quale si sono aggiunte poi le altre tre. In questi casi il tetto è a una sola falda.
Tipo 3: Cantina semplice con tetto a due falde
È il secondo tipo di grotto in ordine numerico. In prossimità dello sfiatatoio si è sterrato quel tanto che basta per poter erigere un fabbricato di 4 pareti attorno ad una superficie che varia tra i 5 ed un massimo di 25 metri quadrati. Quasi sempre sulle quattro pareti è stata gettata una volta a botte nella direzione dell’unica entrata. Il pavimento è quasi sempre di terra battuta, in alcuni casi è abbellito da un lastricato di piode. Sopra la volta e sotto il tetto a due falde il piccolo solaio è generalmente adibito a deposito di fortuna. Nella maggior parte dei casi non è possibile entrarvi. Lo spazio vuoto del piccolo solaio crea una specie di barriera termica che impedisce il riscaldamento della volta, anche se le piode del tetto stanno sotto la stecca del sole estivo.
Tipo 4: Cantine con locale soprastante
Rappresenta il tipo piú importante di grotto. Sopra la cantina è stato costruito un locale completamente sporgente dal terreno. Verso valle, sulla facciata principale e sotto il frontespizio, sono state aperte una o piú finestre. L’accesso al locale superiore si trova su una facciata laterale. Si accede esternamente mediante una scala in sasso che segue il rilievo del terreno. Il pavimento interno sopra la volta è costituito da un tavolato di legno. Nella quasi totalità dei casi si nota la presenza di un caminetto con cappa dalle dimensioni ridotte e commisurate al locale. Generalmente il locale è stato sbiancato a calce, raramente ornato con semplici pitture murali. Erroneamente qualcuno ha pensato che questa saletta servisse specialmente come luogo di incontro. La sua funzione era ben diversa. Il locale serviva come luogo per la pigiatura dell’uva nel tino. I tini usati in questi locali erano di modesta capienza, avevano una base piuttosto larga cosicché l’altezza poteva essere relativamente contenuta. Nel locale superiore del grotto, dunque, era sistemato il tino nel quale fermentava il mosto, dopo la pigiatura. Il caminetto serviva soprattutto per il riscaldamento del locale in caso di tempo freddo durante il periodo della fermentazione o in caso di vendemmie con uve poco mature. Ma perché non si pigiava l’uva in cantina? Perché qui fa troppo freddo. Chi possedeva un grotto senza locale superiore faceva fermentare il mosto nelle cosiddette “tinére”, semplici locali adiacenti a molte case. Il vino era poi trasportato al grotto.
Tipo 5: Cantina con locale soprastante ristrutturato internamente ed esternamente
Fortunatamente a Cama solo 3 grotti sono stati ristrutturati in modo da ottenerne delle abitazioni temporanee, e questo prima che il piano regolatore del comune fosse adottato. Soltanto in due di questi casi la modifica di destinazione è evidente anche dall’esterno, per cui si può affermare che il nucleo dei grotti ha mantenuto in gran parte le sue caratteristiche funzionali originali e il suo fascino.
Accessori e particolarità
Diamo uno sguardo ai tavoli in sasso con le panchine. Alcuni sono veramente impressionanti perché costituiti da un’unica lastra di notevoli dimensioni. Il piú grande misura 345 cm x 122 cm, ma ve ne sono altri di dimensioni poco inferiori (302 cm x 120 cm, 290 cm x 120 cm, 265 cm x 90 cm). Alcuni sono leggermente lavorati e lisciati manualmente. Altri invece si trovano ancora allo stato greggio. Anche le scale di accesso sono una dimostrazione eloquente dell’abilità raggiunta nella lavorazione artigianale della pietra.
I grotti aperti al pubblico
Generalmente l’apertura del grotto al pubblico avviene per San Giuseppe e termina in autunno (fine settembre-ottobre) a dipendenza delle condizioni meteorologiche e secondo i rispettivi regolamenti comunali. A Cama quelli aperti al pubblico sono soltanto tre e sono rinomati per l’offerta di prodotti tipici della regione. Il consiglio è quello di abbinare una buona cena con la visita all’intero nucleo, magari in una calda serata d’agosto. Al grotto è bello mangiare all’aperto, in compagnia. Recentemente i tre esercizi aperti al pubblico si sono attrezzati per offrire dei pasti anche al coperto in caso di tempo freddo o di pioggia.
Cenni storici
In base ai documenti rintracciati, si ritiene che l’insediamento dei grotti come lo conosciamo oggi, sia avvenuto nel secolo scorso. Lo spoglio dei documenti privati e pubblici conferma che è proprio nel secolo XIX che si incomincia a parlare in modo abbastanza puntuale dei grotti. Negli atti pubblici i grotti sono citati soprattutto a proposito dei diritti di passaggio. Una data (1895) rinvenuta sull’architrave di un grotto rafforza la tesi che la maggior parte dei grotti attualmente visibili sia stata costruita nell’Ottocento. Nell’estate del 2005, l’analisi dendrocronologia di una sezione di travatura ha indicato il 1688. È pure stato ipotizzato che, già attorno al 1500, la produzione di vino a Cama raggiungesse i 2500-3000 litri. Se la funzione del grotto sta in relazione diretta con la produzione di vino, come non ipotizzare una sua esistenza già in secoli precedenti al 1800?
I lavori di rivitalizzazione
Nel 2003 è stata istituita una Fondazione che si occupa del restauro degli edifici in rovina e della rivitalizzazione dell’intera zona dei grotti di Cama. Questo progetto è sostenuto dalla Confederazione, dal Cantone, dal Comune e da numerose Fondazioni ed Enti privati dell’intera Svizzera ed è previsto che duri fino al 2009. Il piccolo villaggio di grotti di Cama è riconosciuto come il piú importante dei Grigioni e uno dei pochi in Svizzera che abbiano mantenuto le caratteristiche quasi intatte come nucleo di grotti. Nel 2004 la prima tappa ha permesso di recuperare 6 grotti. I tetti sono stati completamente rifatti rispettando le tecniche originali. Le lastre di pietra sono lastre vecchie provenienti dai grotti stessi o da costruzioni demolite.
Il legname è stato lavorato sul posto rispettando le regole degli artigiani carpentieri. L’intonaco è stato preparato sul posto con calce spenta e terra non lavata, il che conferisce quel caratteristico colore beige delle vecchie case. Nel 2005 il lavoro è continuato sui fabbricati ed il bosco circostante è stato potato. Tutti gli alberi cresciuti selvaggiamente fra i castagni sono stati allontanati. La Fondazione per la Rivitalizzazione dei Grotti di Cama ha organizzato un incontro con il Comune di Gordona (vicino a Chiavenna). Si è aperta una “via dei grotti” che passa la montagna e che congiunge i due comuni. Il progetto di rivitalizzazione dei grotti di Cama è stato presentato alla Televisione DRS, nella NZZ, nel Tagesanzeiger ed in altre riviste.
Il programma dei lavori per il 2006 prevede la pulizia del sottobosco nell’intera zona, il rifacimento di altri 7 grotti e, lavoro impegnativo sia dal punto di vista tecnico che finanziario, la posa delle infrastrutture nel sottosuolo (canalizzazioni, acquedotto e cavi per la fornitura dell’energia elettrica).
Per i prossimi anni (2007-2009) si prevede di terminare il ricupero del vecchio ronco, la sistemazione degli accessi e della piazza centrale.